L’obiettivo di costruire sistemi di welfare inclusivi è una grande conquista della seconda metà del Novecento, messa in discussione nel nuovo millennio e minacciata dalla crisi economica in corso. Gli autori del testo credono che vi sia, nell’attuale fase del welfare, una questione di portata storica: in un momento di particolare difficoltà e tensione sulle risorse, solo chi ha il coraggio di rilanciare e di porsi nella prospettiva di costruire Un nuovo sistema più aperto, più inclusivo e più sostenuto da processi diffusi di produzione e condivisione di conoscenze, può accompagnare un cambiamento che riesca a mantenere il grande patrimonio di cura e di sviluppo che ha caratterizzato il welfare del secolo scorso. Occorre però superare quei tratti di cristallizzazione, di rigidità e di esclusione che, di quel sistema, hanno caratterizzato le parti meno avanzate e più conservative. Senza il coraggio di distinguere tra eccellenze e irrigidimenti burocratici, secondo gli autori, non si tutela e promuove la capacità di cura del nostro sistema di welfare; al contrario, si permette che le esperienze migliori e più coerenti con le esigenze della società contemporanea siano trascinate nella delegittimazione che sta colpendo le parti più rigide e burocratizzate. Un welfare che produce decisioni, genera cambiamento e supporta processi di sviluppo per le persone e per il paese, richiede un pensiero coraggioso e aperto, e una generazione di ricercatori, operatori e decisori disposti a esplorare le infinite possibilità di connessione e creazione di valore praticabili nell’apparente caos delle reti di welfare. Il salto richiede analisi robuste sulla società, sulle risorse e sui servizi, che attivino in modo diffuso una conoscenza più realistica e meno retorica sul sistema, per definire una visione di lungo periodo su cui fondare politiche e azioni sociali di alto impatto attuativo.