L’immenso potere di Internet e delle nuove tecnologie ci ha
fatto credere che il crescente numero di persone connesse
avrebbe inevitabilmente portato a un mondo più piccolo e più
cosmopolita. Niente di più falso. La tendenza umana a fare gruppo
e a interessarsi a quanto la circonda fa sì che la maggior parte
delle nostre interazioni, online e offline, sia con realtà con le
quali abbiamo molto in comune. I formidabili progressi realizzati
dalle tecnologie dell’informazione non hanno cambiato le nostre
abitudini. La tecnologia finisce così per sconnetterci e distaccarci
dal resto del mondo.
Per contrastare questa tendenza all’autosegregazione, Zuckerman
propone in particolare tre soluzioni per riconnettere il web.
La prima è seguire coloro che definisce «figure-ponte», blogger in
grado di tradurre e contestualizzare idee da una cultura a un’altra.
La seconda è poter contare su traduzioni trasparenti perché va da
sé che un mondo interconnesso sia un mondo poliglotta. Si amplia
il potenziale per conoscere e apprendere cose nuove. Ma lo stesso
vale per la possibilità di fraintendere.
La terza è programmare la «serendipità», concetto oggi abusato
e frainteso, e che potrebbe essere definito come la scoperta, tra
causalità e sagacia, di cose che non si stavano affatto cercando