Internet ha reso la nostra attenzione fragile e incostante, allenata a navigare ma non a spingersi in profondità. I messaggi elettronici devono allora essere brevi e semplici, così da comunicare tutto il contenuto prima che l’attenzione si esaurisca. Dall’abitudine alla lettura lunga ed elaborata siamo passati alla brevità delle email, alla stringatezza degli sms, fino ai 140 caratteri di un tweet. Lungo il percorso da un lato abbiamo abbandonato la difesa della nostra privacy (nella società del networking non proviamo più la gioia di avere segreti), dall’altro abbiamo costruito reti ma non comunità, fatte di contatti veloci e legami deboli, attraenti nella misura in cui non richiedono impegni. Il problema però non sta, sostiene Bauman, negli strumenti digitali in sé ma nel modo in cui vengono utilizzati. Solo la coesistenza di pubblico (mondo online) e privato (mondo offline) potrà garantire all’individuo una condizione di vita sostenibile e sana.